venerdì 28 ottobre 2011

Achtung: Non rispondere a questo annuncio

Il cicisbeo napoletano si è dimostrato un truffatore. Abbigliato come un rappresentante di pentole, gentile e cordiale, in realtà voleva arruolare promoter. Ma procediamo con ordine. Mercoledì mattina mi sveglio prestissimo e mi presento in Viale Asia 21 (zona Eur) alle 8.15 circa. Avevo appuntamento col manager dell'azienda, la "Proship"- ricordatevi questo nome-, alle 8.30. Ho preferito, tuttavia, arrivare un po'prima. Pioveva e non volevo essere bloccata dal nubifragio. Per fortuna, non sono stata la sola a pensarla così. Davanti al portone c'era un'altra ragazza in attesa. Poiché il colloquio, a dire la verità assai fumoso, nel senso che mi erano state fornite pochissime informazioni sul lavoro che sarei andata a svolgere e soprattutto sul luogo di lavoro, non mi aveva convinta, ho pensato bene di indagare. La mia compagna d'avventure sarebbe stata la prima ad essere interrogata. Aveva sostenuto il colloquio dopo di me, rispondendo, anche lei, all'annuncio che aveva trovato sul Portaportese.
Ora, sull'annuncio si parla di "Nuova apertura di un punto commerciale", e le figure richieste sono: hostess, addetti al magazzino, amministrazione d'ufficio, marketing. Ma in sede di colloquio non si era parlato di nulla di tutto ciò o meglio nel mio caso si è fatto un accenno al marketing, allo studio del prodotto, all'analisi dei dati e a fantomatici business plan. Mentre la ragazza con la quale stavo parlando era stata adescata con la promessa di un posto da segretaria. Dunque la giornata di formazione non poteva svolgersi lì. Ci avrebbero portate altrove. Sì, ma dove?
Ho cominciato, tuttavia, ad essere assalita dai dubbi solo quando, voltandomi verso il citofono, mi sono accorta che era stata cambiata l'intestazione. Da "Proship" la società era passata a chiamarsi "Golden Age". Strano, molto strano, ho pensato. Ma ho taciuto. Dopo poco il numero di astanti è aumentato. Ci ha raggiunte Natasha, una giovane donna russa. Alla domanda:a te cosa hanno detto?Cosa dovrai fare? Ha risposto:"Dovrò occuparmi di promuovere un prodotto nella mia area, in Russia". La faccenda si fa sempre più ingarbugliata, addirittura lei deve fare delle telefonate internazionali?Mah.
La folla davanti alla porta aumentava. Gli ultimi in ordine di tempo a ripararsi sotto il portone dell'azienda sono stati due ragazzi calabresi, di Vibo Valentia, arruolati come magazzinieri. Ma uno di loro aveva intuito prima degli altri la truffa. "Secondo me, ragazzi questi ci portano a fare vendita porta a porta altro che. Dove pensate che sia qui il magazzino? Secondo me non esiste!", ha esordito il ragazzone biondo dagli occhi verdi e il volto rassegnato. E, poco dopo, le sue parole hanno trovato conferma nei fatti. Un gruppo di ragazzi e ragazze ben vestiti, gli uomini abbigliati pressapoco come il cicisbeo, tra il testimone di Geova e il rappresentante di pentole, e le donne molto truccate e superintacchettate, tutti armati di ombrelli e voluminose cartelline, ci è sfilato davanti. C'eravamo cascati tutti, ma io volevo andare a fondo. Finalmente la segretaria, una nanerottola sospesa su un paio di stivaletti tacco quindici vestita di nero e fucsia, con la stessa maglia, gli stessi pantaloni e la stessa collana del giorno prima, ci ha consentito finalmente di salire.
Lo scenario era sempre lo stesso. Stanza stuccata di rosa, segretarie mediamente coatte, che si muovo all'unisono, sorridono e rispondono al telefono, e in sottofondo, nemmeno troppo sottofondo visto che il volume era altissimo, musica da discoteca anni 90'e jingle da Love Boat. La puzza di metodo americano stile Kirby si leva dal pavimento, sbatte contro il soffitto e ti si appiccica alle narici.
Ci siamo seduti, la segretaria fucsia ci ha distribuito delle schede da compilare ma tutti noi, prima di scrivere, ci siamo guardati in faccia e con molta circospezione abbiamo cominciato a compilare l'autorizzazione ad effettuare una giornata di prova con l'azienda truffaldina. Natasha, dopo un po'si è fiondata sulla nanerottola bruna e le ha chiesto delucidazioni sul nome dell'azienda. Le avevo dato l'imbeccata. "Mi scusi, mi hanno detto che il nome dell'azienda è cambiato. Ora si chiama Golden Age ma prima aveva un altro nome!", ha tuonato la russa. E la nanerottola, sulle note di Scatman John, ha replicato piccata che non era così e che l'azienda, esistente da un anno, aveva avuto sempre lo stesso nome. Bugia.
Dopodiché il cicisbeo ci ha chiamati uno ad uno e ci ha affidati ad una persona. Io ho visto sparire i miei colleghi di sventura dietro la porta per non ricomparire più. Poi ho scoperto che l'ufficio del damerino napoletano sempre cordiale e sorridente era dotato di una porta d'ingresso autonoma. Perciò io la mia formatrice, una ragazza bionda vestita di nero dal volto butterato, venuta da Palermo "appositamente per la formare e selezionare il personale", ci siamo incamminate verso la metro. Lungo la strada incontravo i miei colleghi che avevano già abbandonato, mi lanciavano occhiate allarmate, provavano a mettermi in guardia con le espressioni del volto, perché la formatrice non gli permetteva di avvicinarsi. Io avevo capito ma volevo andare avanti nella mia indagine e riuscire a carpire altre informazioni.
La palermitana mi ha mollato subito, si è giustificata dicendo che aveva un impegno alle 10 e mi ha lasciata con una rumena, Antonella, che mi avrebbe introdotto al lavoro. La ragazza, prima di tutto, mi ha offerto un caffè e dialogando con lei mi sono accorta subito che fosse più malleabile della sua collega, parlava di più e, benché sembrava temesse di sbottonarsi troppo, non era poi così difficile spillarle altri dettagli.
Sebbene si trincerasse dietro una terminologia aziendale, americana, mandata a memoria senza comprenderla fino in fondo, la rumena alla fine ha ammesso che il lavoro consisteva nel promuovere casa per casa, negozio per negozio, servizi o promozioni di una determinata azienda. Più contratti chiudi più guadagni. Altro che marketing, business plan e robe avveniristiche, ogni "formatore" e di conseguenza ciascun collaboratore ha una zona di Roma da setacciare in cerca di nuovi clienti e nuovi contratti.
L'azienda, "Always one", mi ha spiegato la rumena, è stata fondata da un certo Raffaele Di Nardo che, dopo aver conseguito una laurea in Economia in Italia, è volato in America per un master nella Grande Distribuzione e, una volta tornato, ha messo in piedi questa società che offre servizi, o meglio promoter, alle aziende prendendo in giro gli aspiranti candidati con annunci e colloqui fasulli. Il metodo è chiaramente esportato dagli Stati Uniti.
Prima ti dicono esattamente quello che vuoi sentirti dire, ti tagliano il profilo su misura, in modo che tu, allettato dall'offerta, non possa rifiutare. Poi se non fuggi, come abbiamo fatto io e i miei compagni di sventura, ti formano a dovere.
"Hanno un metodo di insegnamento che non trovi altrove", ripeteva la rumena per convincermi a restare. Che tradotto sarebbe: ti fanno il lavaggio del cervello, ti convincono che lavori per una grande azienda, che il fondatore sia una specie di guru, ti promettono avanzamenti di carriera e grandi guadagni, ma alla fine non fai altro che bussare alle porte, importunare le persone e vendere chiacchiere. "No, grazie", è stata la mia risposta finale e mi sono congedata intorno alle 11, lasciando Antonella in un bar con uno dei suoi sottoposti.
Per evitare che altri caschino nello stesso tranello, riporto i numeri telefonici dell'ufficio, che troverete nell'annuncio: 06\59290231- 06\54229898. Mi raccomando, non vi fate prendere per il naso. Buona fortuna!

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