domenica 19 febbraio 2012

Aspettando Babbo Natale

Il capello blu del mio mondo è puntellato di bottoni argentati. Una colonna di fumo si leva nell'aria immota. L'orologio del tempo mette le lancette indietro. E, tra le nuvole lontane, appare una bambina col naso all'insù la notte di Natale. Anche lei, come i suoi coetanei, attende con ambascia l'avvento di un signore dalla barba bianca. La mamma acciottola in cucina, la nonna sferruzza accanto al fuoco e una pentola borbotta sul fornello. Dieci monelli si azzuffano in salotto, uno di loro, il più audace, afferra una spada di plastica e invita gli altri a duellare. Lo zio, con un balzo, si fa spazio tra i nipoti. E'guerra. La casa risuona di urla, schiamazzi e grida di gioia. La bambina è lontana. Si è rifugiata in una campana. Vuole stare da sola a contemplar la luna. Solleva il mento e alza gli occhi al cielo fino a che non può fare a meno di avvicinarsi alla finestra. Una fatina bianca punta su di lei il riflettore lunare. La bambina comincia a volare. Cavalca sulle nuvole sorridente quando sente un leggero scampanellio. La slitta. Le renne. La risata. Babbo Natale è arrivato. Lo vede. Ci crede. Ci spera. Si avvicina. La piccina tende una mano per accarezzare la renna più anziana e si ritrova di nuovo in cucina tra le braccia della nonna che le canta la ninna nanna.
Come vorrei tornare bambina e salire a bordo di quella slitta. Come vorrei poter sognare ad occhi aperti e sperare che almeno uno di quei sogni di avveri. Se l'allegro nocchiero tornasse anche solo per un secondo, gli chiederei di traghettare me e le persone che amo in un altrove dove non esiste la parola "precario".
Torna Babbo Natale, la piccina ti aspetta in questa notte in cui l'aria è tersa, il cielo è cobalto e il silenzio della Natura è rotto solo dall'allegro suono di un organetto.

domenica 12 febbraio 2012

Vedi alla voce: AMORE

Noi donne siamo esseri assai complicati. Volubili, capricciose e cangianti. Ma la cosa peggiore che ci possa capitare, o meglio ciò in cui siamo più brave, è l’arte del fantasticare. Spesso confondiamo la realtà con la fantasia anzi, peggio, vorremmo che il reale si piegasse ai dettami del nostro pensiero. Questo accade soprattutto con gli uomini. Ci capita di confonderci, fraintendere e vedere l’inesistente. Li osserviamo a lungo, sezioniamo i loro discorsi, analizziamo sillaba per sillaba le loro parole e trascorriamo interminabili serate con le amiche a parlare di loro fino a che non abbiamo redatto e sottoscritto il documento finale della riunione: l’ermeneutica del malcapitato. Che uomo sventurato colui il quale ha accidentalmente attirato la nostra attenzione, qualora noi apparteniamo al genere di donna che vuole la fantasia al potere! Costui si troverà appiccicato addosso un personaggio che non gli appartiene.
Ma procediamo per grado. Esaminiamo le varie produzioni artistiche del cervello femminile:
1 Amico che diventa probabile fidanzato: L’esperienza, mio malgrado, mi ha insegnato che se un uomo ti vede come un’amica sei un’amica e basta, eccetto rari casi di fabiovolismo, trombamichismo-legalizzato. Ma la cosiddetta “tromba-amica” ha un status a sé stante da non confondere assolutamente con l’AMICA.
L’amica, per un uomo, è un ente asessuato. Un qualcosa di etereo da venerare e rispettare come e forse anche di più di una sorella. L’Amica è colei che dispensa consigli, la confidente, la mamma, la compagna di giochi, studio e chiacchiere. L’AMICA ha una sua vita, un suo fidanzato, suoi orari e altri mille fattacci suoi. All’amica ti mostri esattamente come sei, senza remora alcuna. Non hai bisogno di vederla e sentirla di continuo. Non devi starle appiccicato, attaccato. Non ti manca il suo calore, il suo odore, la sua bocca quando lei non c’è. Non attendi con ansia la sua telefonata e non ti scervelli pur di averla accanto a te, fosse anche solo per un’ora. Se l’amica chiama e tu non rispondi perché hai altro da fare, la richiami quando puoi, anche il giorno dopo. “Non fa nulla, capirà. E’un’amica”, pensi.
Difficilmente una donna AMICA diventa FIDANZATA. Perché lo sguardo dell’uomo è diverso. Quando vi diranno “tu per me sei solo un’amica”: arrendetevi, non c’è speranza! Non vi desiderano, non vi vogliono, non fate per loro. Non c’è nessun doppio senso, nulla da ricamare, setacciare, interpretare. Noi siamo DONNE, loro sono UOMINI. Funzionano come i cani: ho fame= mangio la pappa. Ad ogni azione corrisponde una reazione e nessuna interpretazione. La mente maschile è semplice. Manichea. Frasi nominali, periodi brevi e illuminanti. SE SEI AMICA SEI AMICA E PUNTO. E lasciate perdere quella vostra zia, che ha visto mille volte Harry ti presento Sally, e che con sguardo sognante- occhi a cuoricino e ciglia alla Bambi- vi prospetterà un radioso futuro insieme. Vostra zia MENTE. Vostra zia è un venditore di illusioni a buon mercato. Uno spacciatore di palliativi affettivi. Guardatevene bene: i film causano dipendenza! Quando, poi, la stessa zia vi dirà che nella pellicola hollywoodiana lui e lei sono amici e alla fine si mettono insieme, ricordatele che Harry sin da quando aveva conosciuto Sally avrebbe voluto portarsela a letto. Ergo, ne era attratto. E fatele rivedere il pezzo in cui Harry parla dell’amicizia fra uomo e donna. Vostra zia sarà disarmata. Dovrà arrendersi all’evidenza: quando è amicizia e basta, senza secondi fini, rimane tale a vita.
2 L’uomo perfetto: lo vedo per strada, è molto carino, mi piace. Lo conosco, magari con una scusa. Non ci parlo, non ci esco, lo osservo e provo ad immaginare la sua vita. So che lavoro fa, magari è anche un mio collega, ma non so nulla di lui per poter dire di stimarlo, apprezzarlo, adorarlo. Eppure in un attimo lui diventa il mio mito. Perfetto in ogni campo dell’esistenza. Impeccabile, intelligente, serio, erudito, assennato, virtuoso, generoso...INUMANO. Un personaggio da cartone animato della Disney, così inamidato che a confronto con lui il principe azzurro si rifugerebbe sul lettino di un Crepet qualunque. Alla descrizione manca, però,l’ultimo aggettivo, il più importante per noi novelle Cenerentole: INNAMORATO. Che non mi sembra un dettaglio da poco.
La storia d’amore ricamata sulle lenzuola del nostro corredo è pregiata, sublime. Giorno dopo giorno la arricchiamo di nuovi particolari, desunti dall’analisi attenta e puntuale dei gesti e delle espressioni del nostro Adone, gli ascriviamo qualità che non possiede, passioni che non coltiva, intelligenza di cui non è dotato, affetto nei nostri confronti che non nutre assolutamente, o perlomeno non come noi vorremmo, tralasciamo di notare le altre donne alle quali si accompagna, che invita a cena( e non al cinema quando è da solo e non sa con chi uscire), che va a prendere e riaccompagna a casa, che tratta con garbo ed educazione, e dalle quali non si sente assediato, perseguitato, infastidito, anzi. Ma noi, accecate, non vediamo nulla di tutto questo. Lo riempiamo di attenzioni, regali. Lo soffochiamo e lo rimproveriamo quando ci accorgiamo che si comporta diversamente da come avevamo stabilito. Che va fuori traccia, fuori trama. Sconvolge i nostri piani. Il protagonista disobbedisce al narratore onnisciente, all’amante totalitaria, alla donna con lo scettro, alla zarina esigente e possessiva. Alla presuntuosa e prepotente autrice di un romanzo liberticida.
Tutto questo non è amore ma governo incontrollato della signora Ragione. E’lei che, in base a parametri standard, sceglie la sua preda e la dota della vita desiderata. Pertanto,prima o poi sugli schermi mentali della donzella in questione apparirà la scritta: The End, Game Over.
La donna tradita dal personaggio della sua favola d'amore piange come una bambina alla quale un cugino dispettoso ha appena svelato che non esiste babbo natale. E’adirata, arrabbiata, rancorosa. Ce l’ha col genere maschile. Se potesse, progetterebbe una soluzione finale. E se la prende con la vittima sacrificale del suo non amore, lo insulta, lo perseguita, piccona il monumento che ha eretto in suo onore. Eppure perde la dignità pur di non rovinare la sceneggiatura smielata a cui ha lavorato per mesi. Ma non disperate: alla fine anche la sognatrice più tenace si arrende. Si struggerà per ore, giorni, mesi forse anche anni, e smetterà di farneticare solo quando incontrerà un uomo che le farà battere realmente il cuore. Allora forse, dico FORSE, sarà amore.

3 Io Candy, tu Terence: La sindrome della candida infermiera di solito colpisce le donne più altruiste, generose e coraggiose. Non c’è soluzione, la donna idealista è destinata a soffrire. L’intrepida passionaria, infatti, è convinta di poter cambiare tutto e tutti con la forza del suo amore. L’amore per lei è una missione, una vocazione, un atto rivoluzionario. E il candidato prescelto è meglio che sia molto diverso da lei. Se lui è inaffidabile, disinteressato, problematico, misterioso, un po’depresso, fragile ma furbetto, è tanto di guadagnato.
Lui è il classico uomo a cui fa comodo avere una cara amica disponibile e premurosa che non lesina attenzioni e premure, certa che, alla lunga, un giorno, riuscirà a far finalmente breccia nel suo cuore. Lei sta sempre lì ad aiutarlo, sostenerlo. Gli fa compagnia quando lui è solo. Lo ascolta. Lo sorregge. Trova semplici soluzioni ai suoi problemi inesistenti. Attira l’ira e l’invidia delle pretendenti e lui magari la usa per farne ingelosire qualcuna. Tanto, per lui, è solo un gioco. Intanto la scema si innamora di un uomo che non c’è ma che ci sarà quando, grazie alla sua dedizione, lui cambierà. Diventerà forte, maturo, sicuro e risoluto. Non si sveglierà tardi per andare a lavoro. Non si dimenticherà del compleanno e dei guai di nessuno. Non penserà più solo agli affaracci suoi. Non avrà difetto alcuno. Sarà paziente, affettuoso, gentile, garbato e premuroso e ricambierà tutti gli sforzi profusi dalla paladina dei buoni sentimenti impalmandola per sempre e accompagnandola all’altare. Che stolta la nostra infermiera! La storia di Candy Candy non deve averle insegnato niente.
Da bambina una scena di quel cartone mi ha traumatizzata: quella sfigata con i codini biondi si infila un abito rosa molto elegante e va ad assistere alla prima del suo caro “amico” Terence, l’attore bello e maledetto, lo stronzo per antonomasia di cui tutte vanno in cerca per saziare quell’atavico istinto masochista tipico della contorta psiche femminile. Dopo lo spettacolo, Candy resta ad aspettare Terence fuori dal teatro e viene assediata da uno sciame di fan impazzite, lui non la vede neanche (figurarsi, manco fosse Johnny Deep!) e va via con Susanna, un’attrice bella, ricca e viziata(insomma il contrario di Candy: povera, buona ma sfigata). Le fan corrono dietro al loro idolo, Candy nel vano tentativo di attirare l'attenzione di Terence viene investita da un tornado di menadi urlanti, e la puntata termina con un impietoso fermo immagine: la lentigginosa infermiera in lacrime con in mano una scarpa, i codini discinti e l’abito a brandelli. Anche se avrei capito solo da grande le conseguenze emotive di un finale del genere, di fronte a quella scena avevo una gran voglia di piangere. Per fortuna nei cartoni animati, dopo la burrasca, torna a splendere il sole. Ad un certo punto del cartone, infatti, l’amore trionfa: Candy e Terence si mettono insieme. Sembra che la cosa funzioni, che finalmente lo zelo della bimba bionda sia stato premiato ma…Susanna ci mette lo zampino. La figlia di papà salva la vita a Terence e finisce in ospedale poco prima della messa in scena di Romeo e Giulietta, proprio quando finalmente i due innamorati, Candy e Terence, si sarebbero ritrovati. L’attore si sente in debito con la sua collega, lei sa di essere un peso per la coppia di fidanzatini e, piuttosto che renderli infelici, preferisce togliersi la vita. Ma Candy, che è brava, buona e sfigata, la ferma (naturalmente!) e rinuncia a Terence.
La vicenda si conclude come è giusto che sia: lo stronzo bastardo è stato incastrato dal destino e ha pagato per tutte le sofferenze arrecate alle sue mille amanti, compresa l'infermiera modello la quale, tuttavia, dopo tanti amori sbagliati e disavventure proprie e altrui ( parliamoci chiaro: Candy porta una sfiga pazzesca, tutti quelli che le si accostano hanno incidenti, muoiono, rimangono invalidi… E’quasi peggio di Berlusconi!)riesce a trovare l’uomo adatto a lei che ricambia il suo amore e la rende felice. Il suo nome è Albert. Che poi è un Anthony- primo storico fidanzato di Candy: bello, buono, dolce e generoso: uno zucchero filato che naturalmente appena si fidanzata con l'orfanella muore cadendo da cavallo. Poi non ditemi che Candy non porta sfiga!- terencizzato: un principe hippy.
Albert si prende cura di lei, fra le sue braccia Candy si sente protetta, tranquilla, amata. Albert non è stato scelto, non si è messo in mostra né ha attirato l' attenzione di Candy perché aveva bisogno di una psicologa h24. Albert è semplicemente piombato nella vita di Candy e l'ha presa per mano. L'ha aiutata a rialzarsi e le ha dato tutto ciò di cui lei aveva bisogno. In una parola: l'ha amata....

Perciò, care donzelle, non affannatevi. State tranquille, serene, e ben attente. Aprite gli occhi, le orecchie e il cuore. In amore non c’è ragione, non c’è ideale, ma solo caso, irrazionalità, realtà e accettazione. “L’amore non si sceglie si viene scelti”, l’ho sentito dire ad un sacerdote in chiesa durante un matrimonio. “L’amore- ripeteva il prete- è essere attratti da qualcuno: tu non sai dire il perché ma senti di voler stare con quella persona, di voler condividere tutto con lei”. Negli occhi della ragazza che quel giorno è salita sull’altare ho scorto la felicità. Lei era serene tra le braccia del suo lui e non avrebbe voluto essere in nessun altro posto al mondo. Allora pensai che il sacerdote in fondo avesse ragione, ma mi basavo solo sull'esperienza altrui, in qualità di osservatore esterno. Oggi, invece, ho la prova provata che è così.
L'amore accade. E'un piacevole fuoriprogramma. Non c'è scelta. La Ragione si tace e il cuore prende il sopravvento. Se le donne che si ostinano a voler gestire l’ingestibile, a mettere ordine dove regna il caos, per paura in fondo di lasciare andare la vita perfetta che si sono create, di mettere in discussione le loro certezze, e di scoprire la loro vera essenza specchiandosi negli occhi e nell'anima di chi le ama, lo capissero, eviterebbero tante inutili sofferenze. E, soprattutto, se prima di pretendere di amare gli altri si amassero di più magari, avrebbero un atteggiamento meno masochista nei confronti dei sentimenti. Ma per capire il vero significato della parola amore, prima si deve passare attraverso la sua negazione.
Alcuni consigli biblioterapeutici e non solo:
Lucia Etxebarria: Ya no suffro mas por amor- Io non soffro per amore- edizioni Tea.
Massimo Gramellini: L'ultima riga delle favole, Longanesi editore.
Hermann Hesse: Favola d'amore, le trasformazioni di Pictor, ed. Nuovi Equilibri e Demian, Oscar Mondadori.
Alain De Boton: Esercizi d'amore,ed. Guanda (consigliato da Martina Pagliuca)
David Grossman: Che tu sia per me coltello, Oscar Mondadori.
Da vedere: La verità è che non gli piaci abbastanza e Amore e altri disastri(sono film scemi, ma contengono alcune verità).
Da ascoltare: Io, chiara e l'oscuro. (In onda tutti i giorni su Radio2 alle ore 10, i podcast sono scaricabili dal sito http://www.radio.rai.it/radio2/iochiaraeloscuro/).

martedì 7 febbraio 2012

Ave Neve

Erano anni che non si vedeva una neve così. Erano anni, forse da quando andavo al liceo, che ai lati delle strade non c’erano montagne bianche. Mi ero quasi dimenticata cosa si provasse a camminare sotto la neve senza ombrello per le vie del mio paesello. E soprattutto era da tempo che non ascoltavo un silenzio surreale. Quante volte, in passato, mi è mancato quel silenzio. Quando la neve copre ogni cosa col suo manto bianco, persino il rumore più assordante si tace. Non c’è suono che resista al suo avvento. La coltre bianca è in grado di fermare il tempo. I paesaggi innevati non hanno età. Non ci sono orologi nella neve. Le lancette si spezzano e si respira aria di eternità. Ogni cosa è liscia, morbida e soffice come i fiocchi che cadono lenti dal cielo. Danzano felici nell’aria e si posano in terra, sui tetti, sugli alberi, sicuri che la loro apparizione farà felici in tanti. Quando ero ragazzina era piacevole svegliarsi con la neve. “Oggi niente scuola”, pensavo e mi voltavo dall’altro lato. Sprofondavo tra le lenzuola di flanella e, una volta sveglia, non vedevo l’ora di uscire per poter giocare a palle di neve. Non si sa come- o meglio so bene a causa di chi- le battaglie a “paddaroni” si concludevano sempre con un tuffo nei prati della Piazzetta. Come mi sembrano lontani quei tempi in cui facevamo la danza della neve; ogni sera la nostra preghiera era sempre la stessa: “Dio fai la neve”. Tanta neve, niente scuola, più tempo libero. Poi uno di noi una volta si sbagliò e invertì i ruoli. Divinizzò la neve e si rivolse direttamente a lei. “Neve, fai dio!”, urlò il ragazzo convinto. La neve non rispose, come avrebbe potuto, anche dio d’altra parte è muto. Però da lontano si udì un tuono e il giorno dopo i monti erano coperti di uno spesso strato di zucchero a velo.
E’vero, mi direte, la neve causa molti problemi. Ogni nevicata arreca disagi alla circolazione. I sindaci sono costretti a chiudere le scuole. E c’è finanche chi muore. Ma nessuno può mettere in discussione la magia delle neve. Mai come adesso sono convinta che ciò che nasce sotto la coperta perlacea sia destinato a durare. La neve si scioglie lentamente, si infiltra nel terreno, nutre le piante sin dalle radici e dà loro la forza e l’energia necessarie per sbocciare rigogliose in primavera...Grazie Neve per averci creato.