giovedì 25 ottobre 2012

Il diritto alla LAVATRICE

Era tanto tempo che non leggevo la traccia di un tema di italiano. A dire la verità non ricordavo neanche come fosse. Mi sembrano così lontani i tempi della scuola, la mia scuola, ormai una sorta di luogo onirico esistente sono in qualche film o, appunto, nei miei sogni. Senza scomodare la sindrome dell'epoca d'oro, nonostante tutto, potrei dire il periodo migliore della mia vita. Ma le tracce dei temi, eccetto qualcuna, non le ricordo. Ma, oggi, in una classe di un liceo di provincia, proprio come quello che ho frequentato io, un'insegnante ha chiesto agli alunni di parlare dei loro progetti per il futuro. Non so, se le mie mitiche insegnati, al ginnasio o al liceo, mi abbiano mai inviata a riflettere sullo stesso argomento. Al ginnasio, forse, non erano ancora molto chiari i miei traguardi; vivevo in una sorta di limbo, sapevo che volevo scrivere, ma ero distratta da altro. Pensavo a risolvere i problemi che mi si presentavano giorno dopo giorno, e non erano pochi, a studiare e ad avvicinare il ragazzo che mi piaceva ma che, naturalmente, non mi degnava di uno sguardo, e al resto della mia vita: l'azione cattolica e i miei amici, che poi erano di certo la parte più importante ed impegnativa di questo strano romanzo. Se mi avessero chiesto cosa volevo fare da grande, al ginnasio, forse non avrei saputo rispondere. Magari avrei detto soltanto che volevo andare a vivere a Torino. I sogni di gloria e l'amore incondizionato per la Capitale sono venuti dopo, man mano che mi sono riappropriata di me stessa, anche se tra elementari e medie avevo già collezionato una lunga serie di figuracce(a mio avviso) a causa dei miei temi d'italiano. Per l'autore, soprattutto a quell'età, non è affatto gratificante leggere ad alta voce i propri scritti, in classi diverse dalla propria per giunta. Ti accorgi, ad un tratto, di essere entrato nei pensieri dei tuoi compagni, immagini che ciascuno di loro abbia qualcos'altro per la testa, mentre tu ti inventi una virgola in più perché sei in debito d'ossigeno, ma scopri con grande rammarico che ti stanno ascoltando tutti con grande attenzione ed interesse e tutti, all'unisono, stanno pensando pressapoco la stessa cosa: "Ma tua vedi a 'sta secchiona". Terribile. Tu vorresti ingoiare il tuo compito e uccidere la tua insegnante pur di non sopportare quella tortura; la voce si incrina, la fronte si imperla di sudore e dall'ultimo banco si leva un riso sardonico poco rassicurante. L'umiliazione è la prova più dura per un adolescente che reagisce fuggendo. Eppure, contrariamente alle mie previsioni, avevo anche qualche ammiratore. Il loro sostegno mi ha invogliato a continuare, ad avere fiducia nei miei mezzi e arrivare a pensare, in primo liceo, di poter pubblicare su Repubblica e lavorare con Santoro. Film. Fantastiche pellicole la cui sceneggiatura è stata completata, in terzo, con ulteriori avvincenti sviluppi: la scrittura narrativa. Libri, viaggi, vita da intellettuale. In Capitale, è chiaro. Ma se mi avessero chiesto a 35 anni come mi immaginavo, non so se sarei stata capace di rispondere. Sono certa, però, che sarei stata ottimista, almeno per il lavoro, perché dipendeva da me, da brava formichina sognatrice. E ora? Se dovessi farlo adesso questo tema, ora che la scuola in teoria è finita, e che dovrei aver realizzato almeno qualcuno dei miei progetti, cosa ne verrebbe fuori? Sarebbe la descrizione di un labirinto, o meglio, di una selva oscura in cui la diritta via era smarrita e al posto del leone, della lupa della lonza, ci sono la Precarietà, la Disoccupazione e il Bunga bunga. E lo stato d'animo è quello di chi ha collezionato "esperienze", pubblicazioni e titoli, ma si trova in un vicolo cieco e non sa da dove cominciare a costruire, sul serio, la propria felicità, che implica la possibilità di lavorare laddove hai scelto di vivere, fare progetti con la persona che ami, comperare una stramaledetta casa, un divano, qualche libro, la cucina e una lavatrice. La lavatrice. Mi incanto a guardarle inutilmente all'Euronics. E'stupido, ma a volte, oggi, a trent'anni mi scopro a sognare di possederne una e di riempirla di panni sporchi, le camice del mio compagno, che io stessa, abbracciandolo, ho imbrattato di trucco, la maglietta sporca di latte di un bambino e il mio grembiule macchiato di sugo e cioccolato. La lavatrice è il titolo del mio nuovo film, La lavatrice potrebbe essere il titolo di un racconto ancora da scrivere, e da completare (mi auguro), oppure una canzone del mio amico Jacopo Ratini, e magari potremmo suggerirla come slogan anche a qualche politico, se invece di cianciare di riforma elettorale e riscaldamento globale, volesse fornirci una soluzione. Signor VendolaRenziBersani, SignoraPuppato, e tutti voi che mi volete votante alle primarie, mi dite come posso fare, a trent'anni, a comperare una lavatrice col mio primo "stipendio" se non sono un medico, non sono la figlia della Fornero, e non mi prostituisco? Ah, dimenticavo: non ho nessuna intenzione di essere choosy, mi accontento anche di una Candy di seconda mano.

martedì 23 ottobre 2012

Carmela poteva essere salvata

Carmela aveva 17 anni ed è morta per mano di uno stalker. Samuele da mesi perseguitava la sua ex fidanzata, Lucia Petrucci, la sorella di Carmela. I due si erano lasciati. Ma lui, Samuele, che su facebook (lo sappiamo tutti ormai) si faceva chiamare "Tigrotto", non si dava pace. Era ossessionato dalla gelosia. Immaginava, congetturava e si comportava come se Lucia fosse una sua proprietà. Un oggetto di cui disporre a proprio piacimento da vessare, ingiuriare e intimorire. Il fine? Evitare che lei si innamorasse ancora. Che donasse il suo cuore ad un altro, un ragazzo che sapesse amarla e, soprattutto, rispettarla. Samuele, raccontano le cronache, destinava a Lucia diversi messaggi, sms pare. In uno di questi, qualche giorno fa, era arrivato addirittura a scriverle:"Cenere sei e cenere ritornerai". Una minaccia di morte abbastanza esplicita. Lucia, spaventata e atterrita dal comportamento folle del suo ex fidanzato, si era rivolta ai carabinieri. Aveva dichiarato di essere perseguitata da Samuele via sms, e loro per tutta risposta cosa le hanno consigliato? Di cambiare numero di telefono. E la legge sullo stalking? Non era forse questo un caso di "atti persecutori", articolo 612 bis del codice penale? C'erano gli estremi per una denuncia, visto che la condotta di Samuele, per dirla in termini giuridici, era reiterata. Ovvero il ragazzo da tempo perseguitava la sua fidanzata, le rendeva la vita impossibile tanto da causarle uno stato di ansia. Se i carabinieri avessero fatto il loro dovere, se avessero invitato Lucia a sporgere denuncia per stalking, forse le cose sarebbero andate diversamente. Innanzitutto Samuele sarebbe stato diffidato dall'avvicinarsi a Lucia, certo magari l'avrebbe fatto lo stesso, ma in ogni caso qualche precauzione in più per la ragazza poteva essere presa. Adesso, però, l'unico colpevole della strage è il ragazzo, assassino reo confesso. Lui ha ucciso Carmela, che ha fatto da scudo alla sorella, ha ferito Lucia e si spera, anche se a ben guardare altri casi(Luca Delfino ad esempio) non c'è da essere ottimisti, verrà punito in maniera adeguata, ma chi avrebbe potuto evitare tutto questo invece non subirà alcuna conseguenza, resterà nella propria caserma e, un domani, magari, di fronte alle lamentele di un'altra presunta vittima di stalnikg, esclamerà con aria di sufficienza:"Le basta cambiare il numero di telefono, e lui non le darà più fastidio". C'è da stare tranquilli quando chi dovrebbe tutelarci non lo fa? C'è da tacere di fronte al lassismo delle forze dell'ordine? No. I carabinieri in questione andrebbero quantomeno denunciati per "omissione in atti d'ufficio". Quest'anno in Italia sono state uccise 105 donne per mano di altrettanti uomini. Lo scorso anno 127. Il legislatore ha fatto qualcosa per proteggere le fasce deboli della società. Sono stati inseriti dei nuovi reati nel codice penale. Ma se chi dovrebbe far applicare le leggi nicchia, se chi dovrebbe difendere i cittadini sonnecchia, noi dobbiamo stare allerta e pretendere che chi ha sbagliato, chi non ha fatto tutto ciò che era in suo potere, si assuma le sue responsabilità e paghi. Perché con la sua omissione si è reso complice di un omicidio!

mercoledì 17 ottobre 2012

Poesia: Ora d'aria

Vetro smerigliato in cui si riflette un cielo azzurro battuto da cavalli sbuffanti, il mio lago d'autunno è taciturno. Neri tuffetti rincorrono tipiedi raggi di sole. Il crepuscolo reca con sé un altro colore, il verde lascia passare il marrone; rovi ardenti occhieggiano ai piedi di monti sapienti che, in circolo osservano le evoluzioni del vento. Il mio lago d'autunno è trastullo e rifugio, dolce passeggio per il precario prigioniero del NonLavoro.

mercoledì 3 ottobre 2012

L'essenziale è invisibile agli occhi

Sia nella vita che in televisione, alcune donne adulte non reggono il confronto con le trentenni. Mi riferisco ad una categoria ben precisa di signore: le donne tupperwere, modello diva trash. Ultraquarantenni in carriera che ostentano con una certa aggressività e cafoneria la loro presunta emancipazione. Signore che vestono firmate dalla testa ai piedi che spendono miliardi in borse pacchiane e scarpe dai tacchi vertiginosi. Donne egocentriche, esperte nel calamitare l'attenzione altrui e riempire lo spazio che inondano con le loro fastidiose voci civettuole dal volume sempre e comunque alto. Non sia mai che a qualcuno sfugga un particolare delle loro faccende mondane. Pagliacci dai modi discutibili. Ricoperte di fondotinta e lustrini ad ogni ora del giorno, dispensano consigli sul come accalappiare il miglior partito di turno. Donne ossessionate dalla posizione e dal tempo che avanza. Adepte del trucco eccessivo e del dio botulino. Donne intrappolate in abiti e jeans stretti, tirate, impastate, artefatte, costruite. Donne di plastica, appunto. Le madonne avvizzite non sopravvivono in assenza di competizione. E ogni occasione è buona per scaricare sugli altri anni di ansie, cattiverie e frustrazioni ed infliggere ai malcapitati le più turpi umiliazioni. Tali gentildame sono solite, altresì, mettere in difficoltà le colleghe più giovani. Un esempio? Simona Ventura vs Arisa. La Ventura appartiene alla categoria della matrona cafonal appena descritta. Eccessiva in tutto. Sguaiata, appariscente ed esagerata, SuperSimo è rimasta folgorata sulla via di Sanremo dal candore lucano di Arisa e l'ha voluta con sé ad X Factor. Forse credeva che la cantante se ne stesse zitta zitta in un cantuccio. Che mostrasse riverenza nei confronti della conduttrice o che potesse disporne a suo piacimento. Ma Arisa non si è lasciata intimorire e, durante le selezioni di quest'anno, ha impartito una lezione di vita a donna Simona. La sfavillante conduttrice non capisce una cippalippa di niente, eccetto che di televisione. Non ha alcuna competenza né tantomeno possiede un adeguato bagaglio culturale. Ma, per fortuna, nostra signora dell'Ignoranza si contorna di giudici competenti. Elio, Arisa e Morgan. Gli ultimi due artisti puri che, spesso, scelgono talenti non condivisi dalla matrona. Nel corso delle selezioni è accaduto spesso che la Ventura, com'è suo costume, infierisse su coloro i quali non le erano piaciuti con frasi populiste e qualunquiste. Roba del tipo:"Crederci sempre arrendersi mai". Lo slogan idiota che strillava al termine di ogni puntata dell'Isola dei Famosi. Insomma, già visto. Se non fosse che adesso non è più la regina incontrastata dello schermo e che accanto a lei ci sono persone sensibili e pensanti. Vedi Arisa. I fatti sono i seguenti. Davanti ai giudici si presenta una ragazza abbigliata da Pin Up, molto convinta delle sue doti canore e non solo. La concorrente si mette subito in mostra per la sfacciataggine con cui si muove sul palco, certa di essere la migliore. Ma stona. Sbaglia tutto. E, secondo Morgan e Simona, "ammicca". L'ex bluvertigo esprime il suo parere e si ferma. Simona, acida, prende ad inveire contro l'aspirante show girl..."Tu ammicchi, non mi sei piaciuta, in questo paese siamo stanchi di gente che ammicca..." E così via. Se Arisa non l'avesse stoppata chissà cos'altro sarebbe venuto fuori da quelle fauci di cagna inferocita. Rosalba ha redarguito la navigata signora della tv, più che quarantenne mamma di due figli, pluripremiata e osannata,facendole notare che ai candidati basta una risposta negativa per desistere, non c'è bisogno di umiliarli e mortificarli. Chi viene dalla gavetta, come Arisa, sa bene quanto pesino le umiliazioni e le cattiverie gratuite. La matrona, da gran cafona immatura qual è, però, invece di mettere la coda tra le gambe e tacere, si è scagliata contro la cantante lucana dandole della "demagoga"- ognuno legge i fatti secondo le proprie categorie che, in tal caso, sono ben lungi da quelle kantiane- e facendole il verso. Non basta, per farle pagare l'offesa subita, il grave atto di lesa maestà, la Ventura ha preso a rimbeccarla, a scimmiottarla, e a contraddirla solo per il gusto di farlo. A porre fine alla futile querelle è stata la stessa Arisa che, per il bene del programma e della selezione, ha teso la mano all'anziana collega alla quale il botox deve aver dato alla testa. Rosalba ha riportato la pace nello studio dimostrando ancora una volta di essere più matura, seria (SIGNORA) e professionale della Simona nazionale. 1-0 per le trentenni. 1-0 per le giovani donne ricche di contenuto, e non vuoto contenitore, che non si lasciano intimorire da queste dive kitsch vanesie e capricciose. Urrà per Arisa. Cara la mia matrona cafona Simona, impara: dinanzi alla bellezza della semplicità non vi è orpello che tenga. Stretta la foglia, larga la via, dite la vostra che ho detto la mia.