mercoledì 23 novembre 2011

L'ordine nei casetti

Mettere in ordine i calzini. Rimettere a posto i tiretti, impilar mutandine, canotte e perizomi. Pensavo che non sarebbe mai accaduto, soprattutto a me che amo il disordine. Ho sempre ritenuto il caos altamente creativo e geniale al contrario dell'ordine asfissiante e limitante. Mi sono sempre rifiutata di passare ore a disporre cenci che, dopo poco, sarebbero stati inevitabilmente rivoltati. Eppure un sabato mattina mi sono scoperta ad rassettar calzini.
Non mi pareva vero e mi chiedevo se quei tiretti fossero i miei. Me li ricordavo diversi. Calze di nylon alla rinfusa, calzettoni bucati e spaiati, confezioni intonse di collant Calzedonia, Sloggi asserragliate in un angolo a difesa di un paio di calzini viola di IO(l'asinello di Winnie the pooh). Aprendo il tiretto, di solito, assistevo ad interminabili battaglie fra squallidi gambaletti da vecchia beghina e calze nere a rete da aspirante battona, mi imbattevo in duelli serrati fra leggins neri e parigine colorate. Ma, da brava pacifista, ho firmato il mio tratto permanente. E, ancor prima dell'armistizio, mi sono chinata sul campo di battaglia e ho preso a riporre i soldatini ciascuno al proprio posto. Quando ho terminato, ho sorriso come un uomo intirizzito dal freddo che si rende conto di essere stato appena sfiorato da una miracolosa scheggia di sole. Ero pervasa da uno strano senso di appagamento. Mi sentivo soddisfatta del mio operato. Possibile? Strano ma vero.
Forse è arrivato anche per me il tempo di dare forma al mio caos. Di svuotare l'armadio che in questi anni ho riempito di sogni, aspirazioni, pagine, passioni, giudizi, pensieri, paure, rabbia ed intuizioni. Di "vorrei", "mi piacerebbe", "o forse dovrei". Di cambiamenti veri o presunti, di amici non sempre adeguati, di barriere e steccati. E di decidere chi e cosa deve stare dentro e chi inevitabilmente va messo alla porta per ora o per sempre. Forse, anche per me, è arrivato il tempo di essere senza ma e senza se.

lunedì 21 novembre 2011

Dal cicisbeo alla nana, la Proship colpisce ancora

Non è una faccenda personale ma una battaglia di civiltà. Non si possono prendere in giro le persone. Non è giusto convocare qualcuno per un colloquio, promettergli un lavoro, costringerlo a svegliarsi di buon mattino e a predisporsi ad una "giornata di prova in azienda", e poi, alla fine, rivelargli che sta per essere reclutato come venditore porta a porta. I truffatori vanno denunciati e combattuti fino allo stremo delle forze. E la Proship è una di questi.
Dopo gli articoli sugli imbroglioni di Viale Asia 21, ho ricevuto altre segnalazioni da ragazzi che, ahimé, stavano per cadere nella rete. Il primo a scrivermi è stato Daniele.
Il malcapitato ha trovato il solito annuncio su Portaportese, che vi sconsiglio vivamente di consultare, e ha telefonato al numero indicato. Naturalmente a telefono non gli hanno detto di cosa si trattasse esattamente e l'aspirante lavoratore si è precipitato al colloquio sperando di capirci qualcosa. La location era la stessa e l'atmosfera pure. Segretarie coatte vestite a festa che si muovono come manichini sincronizzati in una minuscola hall al ritmo di vecchie hit da discoteca, telefono che squilla in continuazione e un via vai i ragazzi. Ma, questa volta, ad accogliere gli aspirantinonsisabenecosa non c'era un gentile cicisbeo napoletano con indosso un completo grigio del 1950 di 4 taglie in più della sua, bensì una sua cordiale corregionale diversamente alta.
La nano"manager", dopo aver dato una rapida occhiata al cv del ragazzo, quanto bastava per costruire una posizione lavorativa appetibile che potesse indurre il disoccupato disperato ad accettare la sua offerta, l'ha accolto nel suo ufficio e gli ha proposto un lavoro in amministrazione.
"Ho avuto un colloquio venerdì- scrive Daniele- e mi hanno offerto un posto nell'amministrazione di questa agenzia di start up che lavora con i più grandi brand internazionali".
La donatrice di lavoro, poi, avrebbe cominciato a bombardare il candidato di informazioni sull'azienda e sul lavoro che sarebbe andato a svolgere, senza tuttavia soffermarsi sui punti salienti del discorso, utilizzando un linguaggio tecnico, un po'come l'azzeccagarbugli con Renzo nei Promessi Sposi, e tessendo le lodi della multinazionale per quale lei stessa lavora. "Mi ha detto che la sede dell'azienda si trova a Brescia", continua Daniele. Balla stratosferica. Se il guru-padrone-fondatore è napoletano, e di fatto non sembra che questa multisola abbia una sede ben definita, ma prenda in giro i disoccupati di tutta Italia, come si fa ad affermare che risieda al Nord? Forse ritengono che essere in cerca di lavoro significhi non avere un cervello?
Per fortuna Daniele non è uno stupido. Non si è bevuto nessuna delle ciarle proferite da Polly Pocket dei quartieri spagnoli e ha deciso di fare una ricerca online sulla Proship prima di presentarsi alla giornata di selezione.
"Onestamente mi ero illuso di aver finalmente trovato lavoro, ma stamattina cercando informazioni sull'azienda per la quale avrei dovuto lavorare, ho avuto una "bellissima" sorpresa: un'azienda così importante non ha un sito internet! Però, cercando su google 'truffe a chi cerca lavoro' sono stati i primi della lista!".
Internet ha evitato che il nostro cercatore di lavoro perdesse una mattinata in giro per Roma al seguito di qualche sedicente "responsabile delle risorse umane".
Ancora una volta l'ennesima delusione è stata sventata ma non è stato sufficiente. Perché sia Daniele che Chiara, un'altra mia corrispondente dalla selva oscura dei disoccupati romani, pochi istanti dopo, si sono imbattuti nella MK, fonte, come sempre, Portaportatese. La società è in cerca, manco a dirlo, di magazzinieri, segretarie e altro personale che svolga lavori generici. La sede si trova a Mostacciano(zona Eur Torrino). E, a quanto mi è stato narrato dai miei informatori, sarebbe una Proship 2, in odore di truffa.
Dunque, cari aspiranti lavoratori a tempo determinato, stagisti, futuri precari in cerca di un sedia precaria in un non-precario edificio, per ora, memorizzate bene questi nomi, Proship e MK, e sappiate che da loro non otterrete mai un lavoro serio. Perciò, rivolgetevi altrove!

domenica 13 novembre 2011

I care

Quante volte ho sognato di svegliarmi e di non veder più Berlusconi. Sognavo spesso di mettere piede giù dal letto e di non essere più nell'Italia berlusconiana. Sognavo di vivere in un altro universo, in cui essere laureati, colti e appassionati di libri, giustizia e teatri, non significasse essere disadattati. Un mondo in cui lo studio non fosse un problema, una macchia da eliminare dai curricula. Sognavo di non sentire mai più editori pronunciare le seguenti frasi:"Devi curare la tua immagine, andare in palestra e dall'estetista, frequentare determinate boutique. Io voglio riprendere le attività della mia casa editrice 24 ore su 24 e mandarla in onda su Twitter!". Ho sognato gente che legge nelle strade e spegne la televisione. Giornali in cui valgano più gli articoli dei box pubblicitari. Sanremo senza veline decerebrate, programmi privi di donnine nude incapaci di parlare-ballare-recitare ma brave solo a procacciarsi il favore del produttore...Chissà come.
Pensavo che un giorno avrei letto un articolo d'informazione anche su Repubblica e non un pastone. Mi auguravo di accendere la tv, sintonizzarmi su Rai 3 e rivedere Parla con Me, Cominciamo Bene Prima, Palco e Retropalco, Vieni via con Me, La Storia Siamo noi e uno spettacolo di Gaber in prima serata. Sognavo programmi nuovi e contenitori culturali anche sul primo canale o quanto meno un telegiornale degno di questo nome. Mi auguravo la morte di Bruno Vespa, dei plastici, dei delitti e di tutte le armi di distrazioni di massa. Speravo in un monumento a Falcone, Borsellino e Livatino, una medaglia al valore civile a Nicola Gratteri, invece mi imbattevo in Mangano, Dell'Utri, Cosentino, Cuffaro e Romano, per citarne alcuni.
Mi illudevo di poter gustare la satira di Guzzanti, Luttazzi, Crozza, Rezza e altri ancora e speravo che un manipolo di incazzati riservasse a sua Emittenza il trattamento che meritava: una bella tortura culturale. La Corazzata Potemki proiettata a tutte le ore nelle stanze del suo potere, dopo una preventiva evirazione.
Fosse stato per me l'avrei fatto eliminare da una mujer asesina ex agente del KGB, così si sarebbe avverata una delle sue pretestuose ossessioni. Ma ci hanno pensato escort, minorenni e starlette, a picconare il suo trono stellare.
Nulla hanno potuto polticanti e magistrati, Veronica Lario è stata la vera teorica e realizzatrice di un'efficace politica antiberlusconia, e questo la dice lunga anche sulla sedicente "sinistra" (soprattutto quella dalemiana-santoriana) che nulla ha da invidiare al suo naturale ispiratore.
Oggi vorrei leggere Montanelli e Biagi sul giornale. Oggi vorrei scorrere le parole di Oriana e sentir Pasolini esclamare: "Ve l'avevo detto". Oggi vorrei incontrare Elsa Morante e Moravia. Oggi vorrei poter, come tanti altri, esultare. Ma proprio non ci riesco. Perché l'eliminazione del Caimano è solo il primo atto della rinascita, se mai ci sarà, di quest'Italietta mediatizzata; ora dobbiamo eliminare tutti gli effetti del berlusconismo nella nostra cultura, smettere di recitare e dimenarci davanti allo specchio, rinunciare a venderci al miglior offerente e ritornare all'impegno, riprenderci la politica, ripartire dal basso, da noi cittadini. Ricostituire, in una parola, una società solidale improntata al bene comune. Che parolone. Ammazziamo il Berlusconi che è in noi per salvare la nostra Patria e di conseguenza noi stessi dalla voglia di farla finita per sempre.
Se è vero, come dicono,che sarà sempre peggio, nessuno è in grado di salvarsi da solo. Siamo tutti soli sullo stesso vascello che imbarca acqua. Riprendiamoci l'Italia, tutti insieme, senza distinzioni, ma facciamolo ora. A che serve festeggiare? Il mondiale è appena iniziato. Son lontani i quarti di finale. Per vincere la guerra non basta portare a casa una battaglia.
Poco mi importa, in verità, della fine della feccia e dei suoi attoruncoli vestiti da ministri, poco mi interessa che la Gelmini smetta in inforcar occhialini senza lenti, che la Carfagna torni a far calendari. Non è questa la speranza che coltivo. Non è questo ciò che da italiana merito. Auspico, invece, di vedere frotte di giovani, ragazzi, non Renzi, impegnati sul serio, per creare, insieme, un'Italia migliore.