martedì 2 agosto 2011

Gialla come er sole, rossa come er core mio

Quando la città si svuota, arrivo io. Potrebbe apparire paradossale e assai singolare ma ho scelto di trascorrere la prima settimana di agosto in città, nella mia città, Roma. Mi considero una romana di adozione. Qualche anno fa avevo preso anche la residenza, mi sembrava avesse più senso, oltre ad una questione di carattere pratico. I residenti godono di privilegi e vantaggi che ai fuori sede sono negati. E in ogni caso la mia anima appartiene a questa città. E'grande, i suoi spazi sono infiniti(ammetto che questa è un'idea molto platonica, però la penso così) e accoglie tutti. Roma è una livella: siamo tutti uguali davanti alla Storia.
Da matricola, studentessa in Filosofia, ero affascinata dall'altare della Patria. Pregna di letture hegeliane, mi incantavo a guardare il monumento più inviso ai romani, che lo definiscono "la macchina da scrivere".
L'altare, dedicato a Vittorio Emanuele II, celebra Roma capitale d'Italia. Il progetto originario risale agli anni 80'dell'800 ma l'intero complesso monumentale in stile neoclassico, inaugurato nel 1911, venne poi completato da Mussolini. Tuttavia questo blocco di marmo bianco, che a molti potrebbe apparire esagerato, pretenzioso ed eccessivo, ha una sua particolarità visibile a pochi. Al di là delle mostre permanenti al suo interno, del cambio della guardia, del panorama, la fredda macchina da scrivere è vigilata da un esercito permanente di volatili.
I gabbiani, abitanti dei posti di mare, roteano di continuo sull'altare. Persino a notte fonda, quando i turisti schiamazzano per le vie dl centro, piazza Venezia è pressoché deserta, le guardie in piedi accanto al monumento al milite ignoto faticano a tenere gli occhi aperti, e un autobus giallorosso raccatta i viandanti della notte, i volatili bianchi seguitano a volteggiare in aria, in alto, in cima al monumento, imponente, severo ma..."De core" come qualunque cosa in questa città.
L'altra sera all'uscita della metro a Tiburtina una ragazza allegra e procace mi ha chiesto un'informazione. Non so se la mia faccia che dice:"Le so tutte!" ma da sempre la gente, qui, in ogni dove, mi domanda qualcosa. Comunque questa ilare fanciulla, in abbigliamento da spiaggia, nell'atrio della metro, mi ha chiesto dove fosse l'uscita e se si trovasse davvero a Tiburtina. Io le ho risposto cordialmente. Ma l'ho vista un po'disorientata, benché sorridente, e l'ho accompagnata all'uscita. Nel frattempo abbiamo fatto amicizia. Era brasiliana. Come avevo intuito dalla sua mise (gonna corta di cotone grigia, maglia con scollo a barca dal quale si intravedeva un costume da bagno rosso) veniva dalla spiaggia di Ostia, e stava tornando a casa dell'amica dalla quale alloggiava. Ed era entusiasta di Roma. "Somiglia al Brasile", mi ha detto. "E'città calda e colorata, e anche la gente è brava". Credo volesse dire è accogliente, disponibile...Le ho indicato l'autobus da prendere, la pensilina, e l'ho salutata, rispondendo al suo sorriso smagliante e spontaneo con un "buona permanenza" da guida turistica e angelo custode insieme. Camminando verso casa, però, con le spalle rivolte alla nuova stazione Tiburtina, che qualche giorno fa è andata in fiamme, continuavo a pensare alla simpatica brasiliana e alle sue parole. La turista latinoamericana era a Roma da qualche giorno, eppure aveva già colto lo spirito della città eterna.
Quante volte per strada mi è capito di incontrare persone che, senza chiedermi nulla, si offrivano di darmi una mano, quando trascinavo valige pensanti, tra un trasloco e un altro, di ritorno da uno dei viaggi della speranza; quanta gente negli anni voleva aiutarmi a sollevare le buste della spesa, spesso troppo cariche per una ragazza esile come me (anche se forte); quanti esseri umani di ogni genere, razza, colore, provenienza ho conosciuto per strada, in metro, in posta, all'università, a lavoro perché ho aiutato e sono stata aiutata, senza timore, paura o diffidenza; quante persone ho accompagnato anche se per poco, quanti mi hanno sorriso persino nei giorni bui...Quanti cuori veri battono in uno spazio illimitato? Tanti. E Mamma Roma vole bene proprio a tutti.

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