mercoledì 9 gennaio 2013

Tramonti lucani

Tramonti lucani
A volte mi domando perché valga la pena di vivere in Basilicata. Certi giorni osservo il mio paese appisolato su un monte, cullato dalla luce arancio del meriggio, e lo trovo triste, spoglio di persone e di speranze. Poi, un po'più tardi, sul calar della sera, avverto il richiamo dei monti. Non posso fare a meno, se sono a casa, di incollarmi alla finestra o, se sono in macchina, di fermarmi al primo belvedere naturale e godere dello spettacolo offerto dalla natura. Il tramonto. Le nuvole, soffici sbuffi di panna, si tingono di rosa. Domenica il cielo, celeste, era zeppo di dischi volanti rosa-arancio. Ieri invece intorno alle cinque sul tetto del mondo è calato il sipario, una tenda veneziana dai colori tenui. Un intreccio di fili bianchi e ambrati è stato intessuto dall'alto a dispetto degli stormi di uccelli neri che apparivano disorientati. Cercavano il cielo, il sole ancora alto all'orizzonte, ma si sono ritrovati in un labirinto rosa antico e han deciso di rifugiarsi tra i rami nodosi di qualche pino. Par strano, ma il nostro cielo a gennaio è puntellato di volatili che si muovono in gruppo. Sabato mattina ero in fila per la benzina, ascoltavo distrattamente la radio e chinavo il capo nella direzione del sole mendicando tepore quando nell'azzurro brillante del cielo brinoso è apparsa una scritta nera:"Buongiorno principessa". Un nutrito stormo di pennuti si è riunito e diviso davanti ai miei occhi, e in qualche volteggio è sparito dietro un monte brullo. La natura non smette mai di sorprenderci. Il mio amico Felice sostiene che i tramonti degli ultimi tempi siano il prodotto di qualche strana alchimia. "Roba chimica!", mi ripeteva ieri, mulinando una mano nel vuoto. A me piace pensare, invece, che nonostante il petrolio e altre schifezze che pure hanno contaminato questo territorio, in Basilicata rimanga ancora qualche ancora di salvezza. "Non siamo la Puglia, e non è Taranto. Su...", ho risposto. La natura almeno non ci delude e ci invita a credere che non tutto è perduto in questa terra. Qualcosa ancora si può fare. Nonostante le partenze, le assenze e gli abbandoni. Gli alberi si svestono, nelle case si spengono le luci ma le menti, per fortuna, restano accese. Chissà per quanto ancora riusciremo ad esorcizzare il tramonto della speranza.

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