mercoledì 6 febbraio 2013

Follia collettiva

Il lunedì è sempre e comunque un giorno oscuro. Se lavori devi ricominciare la tua settimana, e va bene, nel fine settimana ti sei riposato, magari ti sei anche divertito, e allora puoi piazzarti davanti ad un pc o andare a caccia di scoop in ogni dove, ma a ritmo lento perché è inizio settimana e hai ancora un bel po'di sonno. Sei autorizzato a mandare a quel paese quel santo uomo di Niccolò Fabi che con la sua vocina educata e dolce in punta di piedi si introduce nell'abitacolo della tua auto e ti ricorda che..."Domani ti sveglierai e sarà lunedì"...E tu stordito dal sonno e dal caffè bruciacchiato che hai ingerito rispondi:"Lunedì è oggi, cazzone e sto andando a lavorare". Ma poi cambi umore. Uscito dal torpore, con rassegnazione ti trascini alla scrivania e cominci a carburare. Ti senti fortunato, tuo malgrado. Hai un lavoro, chissà per quanto, e sei felice di svolgerlo anche se fa freddo e chiunque avrebbe preferito rimanere a letto. Ma vuoi mettere una dormita con i teatrini dei tuoi colleghi, la passione per il tuo lavoro e per il darsi da fare in genere, e quattro risate in pausa pranzo? Non c'è storia. Lavoro batte Letto 10 a 0. Morale della favola: se lavori il lunedì lo digerisci eccome. In caso contrario è una tragedia immane. Non si sa perché, negli altri giorni della settimana, accetti il tuo stato di disoccupato, o forse sarebbe meglio dire di precario- che è più politicamente corretto e ti fa sentire meno sfigato perché non sei il solo-, e di lunedì no. Sbarri gli occhi alle 7, con aria da impiegato statale guardi la sveglia rammaricato, e pensi che sarebbe ora di alzarsi. Ed ecco di nuovo che ti si insinua nella mente quel tipo biondo riccioluto con la chitarra e la sua canzoncina melensa. Come fa? Ah già. "Domani ti sveglierai e sarà lunedì". "E già lunedì, cazzone!", latri in preda alla disperazione. Ti alzi, fai colazione senza neanche accendere la televisione- che sei già abbastanza angosciato poi ci manca solo BUONGIORNO REGIONE- e vorresti tornare di nuovo a dormire per fuggire da un pensiero che ti insegue in ogni dove. "E io mo che faccio?"- "Dove vado?"- "Come passo la giornata?"- "Come la riempio?". Amleto al mio posto avrebbe trovato una soluzione, pensi, e ti senti ancor più sfigato, inetto, reietto... (E se c'è dell'altro ditemelo che ce lo metto). Meno male che tua madre non conosce l'eroe shakespeariano, altrimenti avrebbe chiesto anche a lui una raccomandazione. "Puoi sempre fare l'accompagnatore, dovresti essere bravo(a) come passeggiatore dilemmatico". Certo di questi tempi uno il lavoro se lo deve inventare, la qualifica pure, ma io penso di essere molto più portato(a) per la professione di lettore. E poiché, per ora, nessuno mi chiama a lavorare, mi affido alla mia immaginazione.

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