mercoledì 7 dicembre 2011

Certi incubi poi

Immaginate di stare dormendo e di sognare. A me capita molto spesso. E soprattutto in questo periodo. Essendo squinternata, i sogni non possono essere "normali". Quindi ne vengono fuori dei veri e propri fantasy, roba da fare invidia a Tolkien e Licia Troisi messi insieme. Stanotte, per esempio, ne ho partorito uno davvero assurdo. Prima cosa impossibile: io che faccio l'esame da giornalista professionista( non accadrà mai, per fortuna o purtroppo non so). Mi siedo in una stanza pressoché buia e comincio a scrivere un tema di attualità. Quando ho finito mi alzo col terrore sul volto e mi allontano dall'aula come se fosse la casa delle streghe. Dopo svariati giorni, incredula, apprendo di aver superato l'esame. Non che non possedessi l'argomento affrontato, non mi ricordo di cosa stessi scrivendo di preciso, ma sono quasi certa che si trattasse di narcos mssicani.Quindi perché dolersi? Perché struggersi, preoccuparsi, dannarsi l'anima? Eh, perché?
Una persona che supera un esame di solito dovrebbe essere lieta,io, invece, ero angosciata. Come se non bastasse, poi, nel non-luogo in cui si svolgeva il mio film notturno, ad un tratto è comparsa una pista di pattinaggio sul ghiaccio, la mia amica e collega Ines (che adesso è in Egitto dove non penso nevichi), e un cielo plumbeo. Uno scenario che non prometteva nulla di buono.
Chiacchiere e racconti, Ines mi consola, cerca di tirarmi su. Inizialmente non comprendo quale sia la causa del mio rovello. Ma poi, ecco, che mi appare una visione, una sorta di epifania molto proustiana; il direttore di un giornale, che non è il mio, mi ferma nel corso di una festa e mi dice che ha apprezzato molto il mio compito sui narcos ma devo stare attenta agli errori di ortografia. "Ce ne era qualcuno di troppo nel compito", chiosa.
Sogno o son desta?, mi sono chiesta. Eppure ho continuato a dare sfogo alle mie paranoie. "Che figura, il direttore mi stimava ed ora mi reputa un'idiota. Ma come ho potuto?Io, proprio io? Che vergogna! Cosa direbbero i miei insegnanti se lo sapessero...": la serie infinita di pippe mentali suonava più o meno così e io ci sono caduta dentro. Annaspavo disperata. Più provavo a venire fuori dai miei tomenti più ci ricadevo. Stava diventando davvero difficile uscirne, quando un trillo, un fastidioso suono ha fatto crollare l'oscura scenografia. La sveglia mi ha salvato dal mio inconscio.
Prima di andare a dormire, sarebbe opportuno farsi una bella tisana e leggere una fiaba. Per lo meno al posto degli inquietanti direttori di giornale potrebbe capitare di sognare avvenenti principi azzurri e simpatiche fatine. Anche se so che non è vero, è molto meglio una semplice illusione di una brutta realtà.

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