martedì 25 giugno 2013

Fricchettona's life style

L'acquisto di una cavigliera a Napoli può tramutarsi in una lezione di vita. Basta incontrare la bancarellara più strampalata e chiacchierona del centro. Un certa Monica. E avere le facce da giornaliste, oltre che esserlo per davvero

Squinternata
Alle tre del pomeriggio di una domenica d'estate, abbastanza ventilata, due squinternate passeggiano per una Napoli semideserta e quasi silenziosa, in cerca di qualcosa da mangiare. Il Greco è chiuso, Sorbillo pure, e un tizio pelato che dovrebbe fare volantinaggio per una trattoria ci indica gli unici locali aperti(ovvero i suoi competitors!). E, dinanzi alla nostra perplessità, non potendo immaginare la nostra fame (roba che avrei trangugiato lui con tutti i suoi volantini), ci schernisce dicendo:"Signorì, avete scelto il giorno peggiore per mangiare. La domenica a Napoli e'pizzerie sono tutte chiuse!". Ma va? Ma non ce ne eravamo accorte! Comunque qualche buon samaritano lo troveremo, pensiamo, continuando a vagare per i vicoli. Io sto per proporre il terzo gelato alla mia amica squinternata Stefania quando lei avvista una delle nostre maggiori passioni "bancarella di orecchini e collane belle ma economiche", a misura di squattrinate croniche insomma. "Vediamo se questa ha una cavigliera!", esclama Stefania saltellando ed emettendo gridolini striduli. "Dai, la voglio anche io!", le faccio eco non immaginando a cosa saremmo andate incontro. La ragazza della bancarella, un'esile donnina freek, non se lo fa ripetere due volte e ci introduce nel misterioso mondo delle cavigliere. "Abbiamo quelle di ottone, queste molto belle" dice indicando delle catenine giallognole. Stefania storce il naso. I mie occhi, invece, sembra non si curino di quell'offerta, hanno già fatto la loro scelta: son caduti sulla cavigliera classica. E, prima che riescano a mettersi in contatto la mia bocca, Stefania ha già intimato alla fricchettona di mostrarcele. Quando si dice telepatia! Il prezzo è abbordabilissimo. Lei è gentile. Noi disposte all'acquisto. Le cavigliere sono nostre. Ora però bisogna indossarle. Secondo la bancarellara andrebbero messe a sinistra, anche se poi, se proprio si volessero seguire le tradizioni indiane, luogo di provenienza dei monili (chissà se è vero), ne dovremmo indossare due. "Perché loro equilibrano tutto.L'elemento femminile va sempre equilibrato con quello maschile. E una donna che indossa un solo orecchino in India è considerata una donna di strada". Noi, che vogliam far le morigerate, in onor delle vacche sacre, ci equilibriamo tra di noi. Stefania si fa legare il bracciale intorno alla caviglia sinistra, io intorno a quella destra. Intanto la commerciante ci chiede l'ora, sono quasi le tre e a breve ci dice dovrà smontare perché dovrà partecipare al Teatro Festival Napoli come artista di strada. La donnina riccioluta e dalle braccia villose si esibisce sui trampoli. "Bello!", dice entusiasta Stefania. La mia amica pensava di averle fatto un complimento lodando la sua arte, ma ha capito qualche lamentela più tardi che non era affatto così. Il pubblico, il privato, Il Sud, e... Topolino, Topoletto, zumbambà. La frikkettona dalla chioma incolta, apparentemente in pace col cosmo, molto peace and love, ad un tratto si rabbuia. I riccioli castani le si attorcigliano sulla nuca e dalle narici, anche'esse visibilmente VILLOSE, vengon fuori sbuffi di indignazione. E giù contro l'amministrazione che ti costringe a stare in piedi con i trampoli per due ore e mezza sui sampietrini o roba del genere, pretende da te professionalità e poi ti paga tra due anni, se tutto va bene. E lei, donna previdente con aspettative di vita molto risicate, prevede di fare intestare il tanto agognato assegno alla nipote. "Io mica lo so se ci sarò tra due anni...". Io e Stefania le diamo retta, ragione, ascolto, anche troppo. Stefania, da brava giornalaia, le pone delle domande e lei non ci pensa un attimo ad offrirci un approfondimento del caso con tanto di nomi surreali che, a giudicare dal suo modo di fare, dovremmo conoscere da sempre. "No perché voi non sapete come ti trattano questi della compagnia! IO devo andare lì, con i mezzi, mi pago tutto IO e non ho neanche il ritorno assicurato. Siamo cinque di noi, io..Alfonso...e altri amici...Allora io ho chiamato Topo (il capo) e gli ho detto:'Scusa Topo ma come torno io di là, di sera...con i trampoli da sola, macchine ce ne sono"... Manco a dirlo. Noi annuivamo e le continuava ad imprecare contro questo Geronimo Stilton che dirigeva i trampolieri. Il Topo capo, stronzo, non le poteva assicurare il ritorno e lei giù a narrarci tutte le angherie subite da lui e le varie discussioni avute, per un lavoro i cui frutti si sarebbero visti due anni dopo. La fricchettona, affetta da rattofobia, aveva rinunciato a "andare a fare bancarella" a Latina per colpa di quella Pantegana bastarda che voleva lasciarla anche a piedi! Sono ingiustizie nella vita che un artista di strada proprio non si merita. Mal pagati e pure bistrattati. Ma per fortuna Freek Wonder Woman ha altre valvole di sfogo e di guadagno. Massaggi indiani, bancarella e spettacoli sui trampoli da privata."Io preferisco lavorare per conto mio, come dico io, con la mia clientela". Da Medusa a Minerva L'artista commerciante, massaggiatrice e, all'occorrenza, persino animatrice, aveva rinunciato a "farsi una barca di soldi con i massaggi" ai turisti in di Ischia e dintorni, per una questione di coerenza. "Io sono un po'fricchettona- ma giusto un po'- e non mi va di tirarmi, essere diversa e rispettare l'etichette che mi impongono per lavorare. Faccio il lavoro dove e come dico io, rimanendo me stessa". Applausi. Più pagina Fan su Fb, profilo twitter e una statua in legno ecosostenibile per la dignità e la forza. Io e Stefania siamo pronte a diventare il suo ufficio stampa ufficiale ancor prima che lei ci regali un'importantissima lezione di vita, insegnandoci che si può essere felici con poco senza mai rinunciare a se stessi e scendere a compromessi con la società. "Per un po'di tempo ho vissuto in Puglia, nella valle d'Itria. Vivo in un trullo con due gatti. Non avevo internet, non avevo la tv, eravamo il trullo, i libri, i gatti ed io. Campavo facendo massaggi e animazione alle feste dei bambini. Nei periodi in cui non c'era lavoro andavo a raccogliere le olive e mi riscaldavo con la legna lasciata dai turisti d'estate. Il momento più bello della giornata era la sera, quando prendevo parte allo spettacolo della natura. Mi sedevo su un tettuccio in alto con i miei gatti ed ammiravo il tramonto. Non avevo nulla ma ero felice". Io e Stefania restiamo incantate e ciarliamo ancora di bisogni indotti, di inutile ciarpame, di quanto stress ci causi l'avere e quanto poco a volte ci interessiamo all'essere. "Io mi sono liberata via via di abiti e cose di cui non ho alcun bisogno. Voglio essere leggera, voglio fluire. Bisogna liberarsi delle zavorre...". Se la fame, la fretta e i nostri programmi non ci avessero distratte saremmo rimaste con lei tutto il pomeriggio avvinte dalla sua filosofia vita e dai suoi progetti di libertà. Tornando a casa, la sera, alla mie cose e ai miei affetti, le parole della fricchettona mi riecheggiavano ancora nella mente.... "Ero felice con poco"... "Bisogna essere leggeri"... "Fluire"... Se lei facesse, di tanto in tanto, una ceretta (naturale s'intende), ed io riuscissi a mettere in pratica almeno uno dei suoi splendidi insegnamenti, avremmo raggiunto l'equilibrio perfetto anche con una cavigliera sola in due mondi diversi. Per non dimenticare i miei buoni propositi ho pensato di cominciare a fluire, rivendo un film che potrebbe essere il manifesto di quanto appreso in questa domenica:

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